Caso Luca Agostino: a 16 in carcere per una perizia sbagliata

Il caso di ingiustizia di Luca Agostino è interessante da raccontare perché, stavolta, il nostro protagonista non ha nemmeno raggiunto la maggiore età. Luca Agostino ha solo 16 anni quando, a febbraio del 2010, viene accusato dell’omicidio del padre e costretto a quasi quattro mesi di carcere, compresi alcuni giorni di isolamento. 

Il 24 febbraio 2010 in un appartamento in via dei Partigiani, a Desio, si consuma un atroce delitto: Cosimo Agostino viene ucciso con tre colpi di pistola, in presenza della moglie e dei due figli, Luca e Vincenzo. 

Vincenzo, il figlio maggiore, reo confesso del delitto e artefice del ritrovamento dell’arma del delitto in un laghetto di Giussano, viene subito arrestato. Il gip decide, però, di arrestare anche il minorenne Luca, fin tanto che non saranno completati tutti gli accertamenti scientifici del caso. Il sospetto è che il fratello maggiore voglia in qualche modo proteggerlo. 

Paradossalmente, a riprova di ciò, è proprio sulle mani di Luca che vengono ritrovate tracce di polvere da sparo. All’inizio delle indagini, il minorenne si avvale della facoltà di non rispondere, ma dopo qualche giorno comincia a parlare e a spiegare la dinamica dei fatti, dicendo non essere stato lui a uccidere il padre. 

Nel frattempo, “i risultati delle operazioni peritali appaiono compatibili con le dichiarazioni rese dai tre soggetti presenti al momento dell’omicidio” e la questione della polvere da sparo “ben può essere spiegata con la dinamica dei fatti così come raccontata dai tre”.

Ma a scagionare definitivamente il minorenne sono proprio delle intercettazioni in carcere tra il fratello maggiore e la zia, in cui Vincenzo esprime stupore e rabbia al pensiero che Luca possa aver toccato la pistola e quindi risultare positivo alla prova dello Stub. D’altro canto, invece, riconosce che questa potrebbe essere anche la soluzione più comoda per lui: dare tutta la colpa al fratello che avrebbe scontato la metà degli anni rispetto a lui. 

Dopo 113 giorni di carcere, dopo aver dovuto assistere all’assassinio del padre per mano del fratello, viene finalmente messa a punto un’istanza di riparazione per ingiusta detenzione. Luca Agostino viene prosciolto dall’accusa e risarcito dalla Corte d’Appello con 24.300 euro: una conclusione che lascia comunque un po’ di amaro in bocca, perché niente e nessuno potrà mai far tornare indietro suo padre o cancellare dai suoi occhi e dalla sua memoria quel giorno funesto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *